14 maggio 2025

Ridefinire l’Oriente e l’Orientalismo

di Beatrice Nicolini

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In un contesto internazionale sempre più interconnesso, in cui le dinamiche geopolitiche, culturali ed economiche riportano l’Oceano Indiano al centro del dibattito globale, è al tempo stesso opportuno e necessario rivalutare criticamente le categorie concettuali attraverso cui l’Occidente ha storicamente interpretato l’Oriente. In questo quadro, un rigoroso impegno teorico con le nozioni di Orientalismo e Occidentalismo emerge come passaggio analitico essenziale per esaminare le logiche rappresentative che continuano a plasmare le relazioni internazionali contemporanee, le strategie di sviluppo e le identità culturali.

 

Definire i concetti di Oriente e Orientalismo è cruciale. Questi termini, tra gli altri, costituiranno il nostro principale quadro metodologico all’interno di un percorso analitico. Basandosi su ricerche sul campo, esperienze personali e letteratura esistente sull’argomento, l’Oriente si configura come una proiezione caleidoscopica dell’Occidente – non un riflesso statico, ma un prisma dinamico. Esiste in relazione all’Occidente ed è da esso plasmato. Questo tentativo di definizione mira ad ampliare e integrare le prospettive diverse, in evoluzione e interdisciplinari, che non descrivono più tale rapporto come un mero specchio statico, ma come una sequenza complessa e sfaccettata di rappresentazioni. Queste sequenze, composte da molteplici immagini, si riconfigurano continuamente sia nello spazio sia nel tempo all’interno di ciascuna raffigurazione.

 

L’Orientalismo è il modo in cui l’Occidente percepisce e, attraverso tale percezione, costruisce l’Oriente. L’Orientalismo conferì al colonialismo un’autorità enunciativa che venne perpetuata per generazioni attraverso la ripetizione e il radicamento istituzionale. Esaminandone l’etimologia, si scopre che il termine Orientalismo deriva dal latino. In latino, l’Oriente era definito Oriens, termine ambiguo e quasi poetico, che evocava il sorgere del sole a Est. Di conseguenza, da un punto di vista geografico, l’Oriente indicava le terre situate nelle regioni orientali del mondo – quelle che per prime vedevano sorgere il sole.

 

Il termine Orientalismo, sia nel suo senso etimologico sia come cornice concettuale nella teoria postcoloniale, nacque come area di studio durante il Rinascimento, raggiungendo il suo apice nel XIX secolo insieme a strutturalismo, storicismo e razionalismo. A livello accademico, la nozione di Orientalismo entrò nel dibattito nel XX secolo, quando fu adottata con l’affermarsi della teoria critica all’interno della produzione intellettuale occidentale. Più che uno strumento per comprendere la natura intrinseca dell’Oriente, l’Orientalismo si configura come una dimensione rivelatrice dell’Occidentalismo, funzionale all’acquisizione di un ampio sapere sulle popolazioni, sugli Stati e sulle culture orientali. Secondo queste prospettive teoriche, man mano che l’Occidente si espandeva oltre i propri confini territoriali, cercava di acquisire conoscenze sempre più approfondite delle regioni colonizzate per affermare un controllo e un dominio più stringenti.

 

La narrazione storica del mondo venne costruita ignorando la ricchezza e la saggezza racchiuse nelle tradizioni orali, perpetuando la centralità dell’Occidente. Di conseguenza, le storie delle altre civiltà furono ridimensionate, marginalizzate e infine negate. L’Europa venne così presentata come il culmine della civiltà, e il modello di vita occidentale fu rapidamente adottato dalle élite asiatiche e africane.

 

Il passaggio dall’Orientalismo all’Occidentalismo simboleggiò dunque un mutamento negli equilibri globali di potere. Attraverso l’Orientalismo, l’Oriente venne introdotto nei quadri intellettuali e coloniali occidentali. Viceversa, i fondamenti teorici dell’Occidentalismo sono emersi come alternativa e contrappunto all’Orientalismo, ponendo al centro la critica delle rappresentazioni occidentali elaborate nei centri imperiali. L’Occidentalismo è spesso scaturito dalle culture periferiche come sfida alle narrazioni dominanti dell’Occidente, con l’obiettivo di favorire uno sviluppo culturale locale libero dalla subordinazione alla metropoli.

 

In questo senso, l’Occidentalismo può offrire il potenziale per una nuova coscienza globale e per un paradigma critico alternativo volto a ripensare lo stesso concetto di storia.