Ci sono decenni in cui la storia sembra rallentare – periodi di apparente stabilità, in cui le istituzioni resistono e il cambiamento appare graduale. E poi ci sono decenni come quelli che abbiamo vissuto dalla fondazione di ASERI: turbolenti, disordinati e segnati da continue inversioni di rotta.
Nata nell’incertezza seguita alla fine della Guerra Fredda, ASERI non è sorta in un’epoca di equilibrio, ma all’inizio di una lunga stagione di instabilità. La promessa di un ordine globale pacifico, liberale e interdipendente è stata più volte scossa – da crisi, guerre e da una lenta corrosione delle istituzioni democratiche. Al posto di un’interdipendenza stabile, sperimentiamo vulnerabilità asimmetriche; al posto di una governance cooperativa, il ritorno di un confronto geopolitico diretto e brutale.
Nulla lo dimostra meglio dell’attuale escalation che travolge il Medio Oriente: il conflitto crescente tra Israele e Palestina, il coinvolgimento dell’Iran e la progressiva implicazione degli Stati Uniti. Questa nuova crisi non è un’eccezione, ma il sintomo di un mondo in cui il potere, ancora una volta, cerca di liberarsi dalle regole; in cui le vite dei civili diventano merce di scambio in calcoli a somma zero; e in cui le istituzioni internazionali faticano a reagire.
In un mondo simile, la missione di ASERI resta chiara ed essenziale: formare studenti capaci non solo di comprendere queste dinamiche, ma di confrontarsi con esse in modo responsabile. Fin dalle origini, la Scuola ha cercato di integrare l’analisi della politica, dell’economia e del diritto – non come discipline separate, ma come dimensioni intrecciate della vita internazionale. Questo metodo – fondato sul rigore intellettuale e sulla consapevolezza etica – è ciò che consente ad ASERI di resistere alle scorciatoie ideologiche e al disincanto cinico.
Nel corso dei suoi trent’anni, ASERI non ha mai insegnato che il mondo possa essere facilmente “aggiustato”, ma ha sempre insegnato che può essere compreso – e che questa comprensione rappresenta la condizione necessaria di ogni azione significativa.
Oggi, mentre la guerra torna a occupare la scena internazionale e le autocrazie riconquistano terreno, siamo nuovamente chiamati al coraggio della convinzione liberale. Un mondo governato dal diritto non è un’utopia: è un obiettivo da difendere, talvolta in modo imperfetto, ma sempre con consapevolezza. Perché se la democrazia deve sopravvivere all’esterno, deve restare vitale anche all’interno. E questo richiede non solo istituzioni, ma formazione; non solo consenso, ma cultura.
L’eredità di ASERI è esattamente questa: il rifiuto di separare la competenza dalla coscienza, l’analisi dalla responsabilità. Trent’anni dopo, ASERI continua a essere ciò che aveva scelto di essere: un luogo in cui il globale non è accettato come destino, ma affrontato come campo d’azione – una Scuola in cui prendere sul serio il mondo resta il primo passo per poterlo cambiare.