Il trentesimo anniversario di ASERI ci invita non solo a celebrare, ma anche a fermarci e riflettere su ciò che abbiamo imparato e su quale sia la chiamata dei tempi presenti. Possiamo costruire sull’esperienza per riconoscere con chiarezza le difficoltà che ci circondano, ma abbiamo anche bisogno di una speranza ragionevole e attiva nella possibilità che la comunità di ASERI possa svolgere un ruolo nel promuovere un cambiamento verso una convivenza più dignitosa e uno sviluppo più inclusivo.
Il contesto internazionale odierno è tutt’altro che rassicurante. I conflitti armati si moltiplicano. Le disuguaglianze si approfondiscono – tra stati, all’interno delle società, persino tra quartieri. Le istituzioni multilaterali create per favorire il dialogo e il coordinamento appaiono spesso impotenti, frammentate da rivalità e interessi di breve periodo. Lo spazio per la cooperazione sembra restringersi proprio quando ne avremmo più bisogno.
Eppure, è proprio in questi momenti che si rivela il vero significato della cooperazione internazionale: non come un ideale astratto, ma come responsabilità condivisa fondata sulla nostra comune umanità. L’ambito dello sviluppo – dove molti laureati ASERI operano con dedizione – ci ricorda che la convivenza non è automatica. Va immaginata, negoziata e sostenuta, giorno dopo giorno, attraverso istituzioni e relazioni.
Il tipo di cooperazione che conta oggi non è soltanto tecnica o diplomatica. Richiede coraggio, prudenza e un senso della dignità umana che trascende i confini. È fatta di gesti al tempo stesso visionari e concreti – come il lavoro paziente e silenzioso di chi si prende cura dei più fragili, o di chi costruisce fiducia laddove vi è solo paura. Potremmo chiamarli “artigiani dello sviluppo”, e il loro lavoro è indispensabile.
ASERI ha sempre creduto in questo approccio: negli anni, ha coltivato un metodo che combina profondità analitica e consapevolezza etica; ha formato persone capaci di pensare criticamente, di lavorare oltre i confini disciplinari e di affrontare il mondo non come spettatori passivi ma come attori responsabili. Non è un compito semplice, ma è l’unico che valga la pena perseguire.
Le sfide che affrontiamo – dal debito al cambiamento climatico, dalla fragilità istituzionale alle crisi sociali – non saranno risolte da formule sole. Richiedono visione condivisa e nuove alleanze. Richiedono spazi come ASERI, dove ricerca e formazione si uniscono al servizio di una convivenza più giusta e pacifica.
Nel celebrare questi trent’anni, non stanchiamoci. Continuiamo a formare menti, aprire dialoghi e costruire ponti – una conversazione, una collaborazione alla volta.
Un felicissimo compleanno, ASERI!