L’idea di “globalizzazione” non è soltanto un concetto economico o tecnologico, ma un vero e proprio cambio di paradigma che ridefinisce i confini della politica, della società e dell’identità. Dopo che l’ordine bipolare si è dissolto nel 1989, la velocità con cui merci, informazioni e idee attraversano il globo ha reso le nostre vite simultaneamente più interdipendenti e più vulnerabili. Nel mondo contemporaneo non ci troviamo di fronte quindi a una semplice prosecuzione del passato: siamo immersi in un tempo che potremmo definire di "rottura" e di "trasformazione".
La nozione di “fine della storia” – resa celebre da Francis Fukuyama – sosteneva che con la caduta del blocco sovietico la democrazia liberale sarebbe divenuta l’orizzonte inevitabile del genere umano. Ma questa premessa si è dimostrata fragilissima: gli ultimi decenni ci hanno mostrato che democrazia, mercato e pace non si dispiegano automaticamente soltanto perché vengono proclamati: i conflitti a dimensione globale, le crisi finanziarie, la rinascita della potenza autoritaria, e le nuove guerre cosiddette “ibride” sono tutti segnali che la storia non è finita, e che la pretesa era forse ingenua.
Con la nascita della rivista Global Age. Journal of Political Studies and International Thought, promossa da ASERI - e pubblicata da EDUCatt - intendiamo dare voce a quella complessità, non come semplice rendicontazione degli eventi, ma come spazio in cui il pensiero politico analizza, interroga e contestualizza le trasformazioni. La “global age” non è un’etichetta semplice: implica che nessuna questione possa oggi essere confinata nel locale, che la distinzione tra nazionale e internazionale si è diluita, e che il pensiero politico deve uscire dal tradizionale recinto disciplinare per spaziare nell'area globo.
Questo cambiamento interroga nuove generazioni di studiosi e professionisti: coloro che non guardano solo alla dimensione sistemica del mondo, ma anche agli aspetti spesso trascurati, ossia quelle micro-dinamiche che attraversano le culture, l'identità, i linguaggi e le tecnologie. Formare competenze capaci di interpretare la contemporaneità è stata la missione di ASERI nei suoi trent’anni di vita, e oggi con questa rivista essa si rinnova: non solo conservare un’eredità, ma proiettarla in un futuro in cui l’interpretazione globale della politica non è più un privilegio, ma una necessità.
La scelta non è quindi tra “riprendere” l’età del passato o “darne” un nuovo corso: è riconoscere che la globalizzazione è oggi un dato strutturale, che richiede strumenti critici aggiornati. Con la rivista Global Age vogliamo partecipare a questo sforzo collettivo di riflessione e discussione, perchè la nostra epoca merita di essere compresa.